MAPS
Migrazione e Accesso a Protezione e Servizi di base: interventi integrati sulla rotta migratoria orientale - EtiopiaIl progetto è stato realizzato in un'area geografica cruciale per i flussi migratori in Etiopia, dove i potenziali migranti (incluse le categorie più vulnerabili: donne, vittime di tratta e minori non accompagnati) transitano, partono o ritornano. La situazione, aggravata dalla pandemia di COVID-19 e dal conflitto interno in Etiopia, ha ulteriormente aumentato la vulnerabilità di questi gruppi target. Era urgente implementare misure di protezione specifiche e migliorare il coordinamento tra istituzioni e organizzazioni della società civile, per ridurre i rischi di sfruttamento, tratta e mancanza di beni di prima necessità per i più vulnerabili.
MAPS ha agito come uno strumento di orientamento per le persone in movimento, fornendo protezione, supporto psicosociale, beni di prima necessità, medicinali e ausili medici. Il progetto ha mirato a facilitare l’accesso ai servizi di base per le categorie più vulnerabili, superando gli ostacoli che impedivano loro di usufruire del sostegno necessario e offrendo alternative alla migrazione irregolare. Sono state realizzate azioni di formazione e avviamento alla creazione di piccole imprese sostenibili, promuovendo anche la Responsabilità Sociale d'Impresa.
Il progetto Pro-Paz si inserisce all’interno dell’attuale processo di Pace e Riconciliazione Nazionale in Mozambico, iniziato con l'Accordo di Maputo del 6 agosto 2019, terzo accordo di pace dopo gli accordi del 1992 e del 2014, e momento storico cruciale per la fine delle ostilità tra il FRELIMO (Fronte di Liberazione del Mozambico) e RENAMO (Resistenza Nazionale Mozambicana).
Alla firma degli accordi di pace devono seguire azioni concrete per costruire una pace duratura e supportare la riconciliazione nazionale. La sfiducia e le divisioni interne a livello comunitario devono essere sostituite dalla convivenza pacifica. È necessario tener conto dell'impatto della violenza sulle comunità, contribuire ai processi di elaborazione individuale e collettiva dei traumi vissuti e coinvolgere tutte le parti sociali nel processo di pace e riconciliazione. Ciò richiede interventi sia a livello nazionale che comunitario, con la partecipazione rilevante della società civile, delle organizzazioni religiose e delle stesse comunità colpite dai conflitti.
Il progetto ha tre componenti fondamentali: (1) promozione della pace, tolleranza e coesione sociale attraverso l’arte e la cultura; (2) creazione di spazi di dialogo e luoghi sicuri e inclusivi; (3) sostegno alle Organizzazioni della Società Civile, perché abbiano un ruolo sempre più attivo e partecipe nel processo di pace.
TETEA ("Proteggiamoci” in kiswahili) è un progetto triennale che mira a contribuire a ridurre la violenza contro i bambini e la violenza sessuale e di genere in Kenya.
Questo intervento si concentra su 3 tipologie di violenza molto diffuse in Kenya: violenza sessuale e gravidanze adolescenziali, matrimoni precoci e mutilazione genitale femminile. È stato progettato sulla base di un’analisi approfondita della prevalenza e delle cause della violenza sessuale e di genere e della violenza sui bambini nelle contee interessate, che comprende indagini nazionali e provinciali, i risultati delle valutazioni CISP e la conoscenza da parte dei partner di progetto derivante da una lunga esperienza in loco.
La strategia di intervento prevede sia la componente di prevenzione che quella di risposta alle violenze e coinvolge attivamente le vittime, i gruppi vulnerabili (bambini e donne), gli agenti di cambiamento e i potenziali autori di violenza.
La Somalia si trova in uno stato post-conflitto, dove la guerra civile ha sfollato famiglie e dove i fattori di violenza di genere sono causati da cultura e fragilità della struttura sociale. Il paese è prevalentemente patriarcale, il che significa che gli uomini hanno una maggiore influenza sul processo decisionale a livello familiare, comunitario e politico. Secondo il Global Database on Violence Against Women, il 35,5% delle donne si sposa prima dei 18 anni, mentre il 99,2% subisce mutilazioni genitali femminili.
Questo progetto segue e continua le fasi pilota dell’intervento sull’approccio UNICEF Communities Care, implementato dal CISP in Somalia per 11 anni. Le valutazioni della John Hopkins University hanno dimostrato che questo approccio è efficace nel catalizzare un cambiamento positivo nelle norme sociali che supportano la violenza di genere e ha portato ad una maggiore fiducia, tra le comunità che hanno preso parte all’intervento, nelle persone che si occupano di questi temi.
Stop alla violenza
Progettazione e Valutazione di programmi di cambiamento delle norme sociali nell’Africa dell’Est e del SudLa violenza è una violazione dei diritti umani grave e pericolosa per la vita di molte ragazze, ragazzi e donne in tutti i contesti e ambienti dell'Africa orientale e meridionale. Le indagini effettuate sulla violenza contro i bambini che sono state completate in 11 paesi nella regione dimostrano l’entità e la gravità del problema che indica che i tassi di violenza sessuale, fisica ed emotiva per bambini e donne sono tra i più alti al mondo. Gli approcci di “gender transformation” e di cambiamento sociale e comportamentale sono considerati parte integrante della strategia che affronta efficacemente le cause sociali, culturali ed economiche della violenza contro ragazzi, ragazze e donne.
In questo contesto, UNICEF ESARO ha finanziato questo intervento, incentrato sullo sviluppo delle capacità e sul tutoraggio di funzionari governativi, organizzazioni della società civile e studenti universitari post-laurea nei paesi dell’Africa orientale e meridionale per identificare, implementare e misurare interventi di cambiamento delle norme sociali e dei comportamenti nocivi.